Robinson Crusoe a New York by Edward E. Hale

Robinson Crusoe a New York by Edward E. Hale

autore:Edward E. Hale [Hale, Edward E.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Dystopian
ISBN: 9788855267816
Google: RXqUEAAAQBAJ
editore: Ledizioni
pubblicato: 2022-10-10T22:00:00+00:00


SECONDA PARTE

Non posso spiegarvi quanto sconforto mi diede la vista di quell’impronta umana sul terreno, né quante notti insonni mi costasse. Per tutto il tempo cercai di indurre mia madre a pensare che non c’era alcun motivo di ansia, e, tuttavia, non facevo altro che mostrarle quanto fossi ansioso. Più fingevo di non essere turbato, più avevo la testa tra le nuvole, e dunque più turbato apparivo ai suoi occhi. Eppure, se non avessi finto, se le avessi detto cosa temevo veramente, con il racconto del mio terrore l’avrei portata alla disperazione. Né io né lei avremmo potuto sopportare l’idea che la nostra bella casetta venisse distrutta e forse che noi finissimo sui giornali – un destino a cui, fino ad allora, eravamo sempre sfuggiti grazie a un’esistenza tranquilla e modesta.

Nel mezzo di queste elucubrazioni, inquietudini, meditazioni, un giorno che lavoravo con i miei uomini nel laboratorio in città, mi venne in mente che tutto ciò era solo una chimera prodotta dalla mia fantasia, e che l’orma fosse un’impronta del mio piede, da me lasciata nel suolo qualche giorno prima, quando ero andato a visionare i meloni. Il pensiero contribuì a restituirmi un po’ di buon umore. Non potevo essere assolutamente sicuro, riflettei, su cosa avevo calpestato o non calpestato, e se, alla fine, quella era l’impronta del mio stivale, avevo recitato la parte di quegli sciocchi che si ingegnano a creare storie di spettri, e poi finiscono per esserne spaventati più degli altri.

Così, quel giorno, tornai a casa di ottimo umore. Portai a mia madre una copia dell’Illustrated Newspaper di Frank Leslie, con alcune immagini che sapevo l’avrebbero rallegrata, e le parlai nel modo più gioviale possibile per indurla a credere che avevo messo da parte il mio allarmismo. Poi giocammo due o tre partite di solitario piramide, e me ne andai a letto prima del solito. Ma, alle prime luci dell’alba, quando immaginavo o speravo che fosse ancora addormentata, mi alzai rapidamente, e dopo essermi vestito in modo sommario, mi diressi con passi furtivi verso l’orto dei meloni per esaminare di nuovo l’impronta del piede e per assicurarmi che fosse mia.

Ahimè! Non era mia più di quanto non lo fosse della regina Vittoria. Se solo fosse stata biforcuta, avrei potuto convincermi facilmente a chi apparteneva, tanto era il dolore e tanta la preoccupazione che mi era costata. Quando provai a misurare l’impronta usando il mio stivale, mi accorsi, proprio come avevo già verificato, che la mia impronta era molto più piccola. Questa era l’orma, come mi ero accorto in precedenza, di uno scarpone pesante – che io non avevo mai calzato – e c’era il segno di una pezza strana vicino al pollice – che non avevo mai visto prima e, in verità, non ho più avuto modo di vedere da quel momento fino ad oggi. Questi dettagli rinnovarono il mio terrore. Tornai a casa come un cane preso a frustate, ormai sicuro al cento per cento che qualcuno aveva scoperto il segreto della nostra dimora: avremmo



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